Si è inaugurata sabato 12 agosto la prima mostra italiana del giovane artista argentino Marcio Márquez

Le opere di Marcio Márquez si presentano a prima vista con un carattere di impronta figurativa, tuttavia, dietro ad ognuna c’è una storia diffusa con uno sfondo imprecisato. Si può osservare l’immagine da un’unica prospettiva o, al contrario, lasciare che l’occhio e la coscienza siano colpiti dall’effetto perturbante della sovrapposizione e del punto di vista che si sposta continuamente in una dialettica senza fine. Come la ricerca cubista ha insegnato, tutta la realtà si configura come un flusso disordinato, un insieme di frammenti in cui neppure spazio e tempo possono considerarsi parametri assoluti. Tutto diventa relativo e l’interpretazione di un’immagine porta a risultati diversi: quanto più ambiguo è il suo significato finale, tanto maggiore è la sua forza semantica.

Le scene del quotidiano sono l’inizio della sua ispirazione, l’attenzione è rivolta all’espressione dei volti umani che sono i protagonisti della centralità del lavoro.

L’artista ci invita a scoprire, creando un linguaggio espressivo con un vocabolario visivo personale e unico, la verità dell’essere dietro alle apparenze percepite dall’occhio.

La sfida è svuotare la mente, depredarla dalle informazioni che la costringono a percorrere binari prestabiliti e che qui mutano radicalmente, invitandola così a cercare un altro modo di intendere la realtà