Si è inaugurata venerdì 29 la mostra personale dell’artista milanese Lucia Fantoni

Arte tradizionale e Emozioni: ovvero, Arte e basta. Quella con A maiuscola. Perché se è vero che solo la Tecnica consente di raggiungere la perfezione, la contemporaneità – a partire dalle avanguardie del Novecento – ci ricorda tutti i giorni quanto questa sia noiosa. E non è vile retorica: la noia ha un tempo lineare, talmente esasperato da sembrare fermo. Perfetto, appunto. Ed è invece solo nel turbinio del caos che danzano Nietzschianamente le stelle. Lì si sprigiona il mondo delle emozioni che Lucia Fantoni dirige col pennello, come un direttore d’orchestra fa con le note. E allora i petali si fanno accordi per comporre melodie semplici quanto emotive, che seguono metriche libere, sulla suggestione di una libertà che si fa ora ricordo, ora speranza. E forse, quindi, “tradizionale” diventa una finestra sul Nuovo che avanza e che, grazie alle emozioni, sublima il passato per regalarlo al presente.

Lucia Fantoni è un’artista forte, potente e sensibile che esprime la sua arte attraverso la stesura di colori densi, pastosi e molto luminosi. Una luce che emana anche dalla sua persona, Omen nomen, e si irradia sulla tela sia che scelga la via del naturalismo, con la rappresentazione di fiori meravigliosi e carnali ispirati dal suo grande giardino, sia che vada verso una scelta informale dove la mimesi è abbandonata per lasciare posto al fluire del colore in armonia con la propria emozionalità. La tradizione è una presenza che traspare in ogni suo lavoro, è la cultura che permea il suo quotidiano e la sua arte e che, per forza di cose, entra in ogni suo dipinto. Ma è mutuata dall’impeto del gesto e dall’istinto verso il colore, che è ciò che lo spettatore avverte davanti al quadro e di ciò ne è investito e catturato.

L’intero ricavato della vendita dei quadri sarà devoluto alla ricerca sul Parkinson