Grazia Giovannetti porta al Castello di Rapallo una rappresentanza significativa del suo lavoro, dagli anni ’80 fino agli ultimi lavori degli anni 2000.   Dopo una formazione più figurativa, gli inizi la vedono concentrata sul modulo della casa che, sintetizzata all’estremo e spogliata dalla sua iconografia classica, diventa l’elemento chiave, centrale, di tutta la sua prima ricerca. Nella sala superiore sono esposti questi primi lavori, risalenti agli anni ’80-’90, caratterizzati da un’ossessiva voglia di rigore, di geometrismo perfetto, di linee pulite e precise, in netto contrasto con l’impeto della sua natura. La profondità dell’emozione che ne esprime il carattere, trova conforto e stabilità nelle certezze grafiche dei suoi dipinti che la pongono sicura all’interno di un modulo ripetibile all’infinito. Il primo richiamo, guardando le campiture piatte di questo periodo, con i colori contrastanti e il modulo replicato, va alla Optical art. Ma, mentre nell’ Op-art la ricerca verte soprattutto sulla stimolazione visiva dello spettatore con opere  che lo inducono ad una sorta di instabilità percettiva, i lavori di Grazia lo portano, invece, ad un’attenzione che è più profonda, emozionale, intrinseca. Se ne rimane, quasi inconsapevolmente, intimamente coinvolti. L’evoluzione di questa prima fase passa attraverso la scomposizione del modulo. Si riconosce, ora, un inizio di apertura, una appena accennata voglia di coinvolgere, un invito a fare capolino nel suo mondo interiore che si concede nello sviluppo formale della casa. Soggetto principe sempre presente, ancora riconoscibile, ma ora più articolato. Questo viene esaminato, destrutturato e ricostruito con un ritmo quasi musicale dai toni alti o profondi e con il gioco dei volumi perfettamente bilanciato. Dalla fase della scomposizione, che dura per tutti gli anni ’90, la sua ricerca la porta ai lavori degli anni 2000, presenti nella prima sala.In questo periodo consequenziale decide di passare alla tela grezza, più materica rispetto al precedente supporto. Passa  a colori più morbidi e caldi che richiamano quelli della sua terra, la Toscana. Qui l’emozione è più sciolta, aiutata dal proprio percorso di vita che l’ha resa più consapevole come persona e come artista. La rigidità formale e psicologica si è aperta ulteriormente rispetto alla scomposizione precedente. Ora arriva a geometrie più libere, con linee e volumi svincolati definitivamente dalla rigidità della ripetizione della cellula-casa. Questa, ora, è del tutto assente, in una dimensione spaziale che diventa definitivamente astratta e dove, dell’iniziale modularità reiterata, nulla rimane.
Grazia Giovannetti nasce a Lucca nel 1932, città d’arte dove passò molto tempo con il nonno Enrico decoratore, pittore e restauratore. Nel 1969 si trasferisce in Liguria dove cresce come pittrice davanti al mare ondoso, portandosi dietro l’immagine delle dolci colline toscane. Dal 1975 vive e lavora a Lavagna (Genova), dove ha frequentato i corsi del prof. De Laurentis. Espone dal 1978 in mostre collettive e personali.