L’artista Nadia Auleta ha recuperato e studiato un’antichissima tecnica giapponese, il Gyotaku, che veniva usata dai pescatori per catalogare la merce pescata e che vede usare il cefalopode come matrice. Il pesce viene inchiostrato col nero di seppia, proprio come nella tradizione nipponica, o con l’inchiostro di china e pressato su una raffinata e preziosa carta di gelso, ottenendo così una stampa originale e molto particolare. L’artista, poi, interviene col pennello e pochi colori, talvolta con la foglia d’oro, per esaltarne o sottolinearne alcune parti. Nascono così raffinati lavori dove branzini, polpi, ombrine rimangono impressi sulla carta creando opere delicate ed eleganti. Nadia Auleta ha un rapporto diretto col pesce, che maneggia e tratta con infinita cura e rispetto, attuando la magia di far rivivere l’animale sulla carta. I suoi quadri non sono semplici riproduzioni, l’animale lascia una vera e propria traccia di sé sul supporto

Tra i pochi artisti sul territorio ad utilizzare questa tecnica così particolare, ha suscitato l’interesse della stampa e della televisione, che le ha dedicato più di un’intervista anche sul canale RAI nazionale.