Paolo Terzolo
Paolo Terzolo ci invita a passeggiare nel silenzio, attraversando forme e colori, dando ascolto ad un fluire di percezioni che ci portano lontano nel tempo, ai nostri ricordi e alla nostra vita vissuta.
Questa continua connessione con sé stesso, lo porta a dialogare con la tela, a esprimere sensazioni dimenticate, a procedere nel cammino a braccetto con il suo concetto di casualità che accoglie senza porre resistenza, divenendo così, fedele compagno di viaggio, il quale, rimescolando le carte non potrà altro che farci immergere nelle sue opere e nel suo intero mondo. Quel suo mondo che diventerà inevitabilmente anche il nostro.
Egli è sempre stato attratto da tutto ciò che è grezzo, non finito, imperfetto. Gli stracci sono da sempre il materiale che predilige, spesso usurati e sfilacciati. Le pieghe che naturalmente si creano accolgono i colori che vengono così guidati sul materiale.
Pezzi di stoffa, ritagli di tela, spesso appartenenti a quadri del passato e ridipinti, vengono incollati su tele vergini. È la metafora del tempo andato che non ci abbandona, che ci appartiene e che, se elaborato, rivive in forme nuove.
Recentemente poi ha iniziato a dipingere anche su bottiglie di vetro, incuriosito dalla forma e dall’effetto della pennellata su questo materiale.
Il percorso per arrivare a questo è un viaggio che parte dalle forme geometriche ma che viene guidato nel cammino, appunto, dalla “Casualità”, che, come dice l’artista, è sua fedele consigliera: egli si immerge lentamente nel lavoro e fino alla fine non sa quale sarà la meta da raggiungere.
Perché Paolo Terzolo non è mai stato interessato al cosa quanto piuttosto al come quello che vediamo ci fa sentire. Per questo motivo le sue opere non hanno titoli. Perché il suo compito non è indirizzare lo spettatore verso l’emozione che ha mosso l’artista ma ispirarlo nel fargli sentire la propria.