Habib Fadel
À la recherche de mes racines- Alla ricerca delle mie radici è stata la prima sua personale con CELLA Art&Communication. Una ricerca che Habib Fadel porta avanti fin da quando, bambino, ha dovuto lasciare il Libano per via della guerra, andando a studiare in Francia e in Svizzera. È tornato a Beirut per frequentare l’università, ma se ne è nuovamente allontanato per andare a Milano a studiare canto e a Los Angeles regia dove ha prodotto una serie TV e alcuni cortometraggi.
Ma la sua vena artistica trova pieno compimento nella pittura che porta avanti da più di vent’anni esponendo tra Parigi e Beirut. Quando nella famiglia che si è creato è riuscito a trovare quelle radici mancanti, lontane e pericolose, ha voluto dipingere proprio i volti dei figli e della sua compagna in grandi quadri pieni di colore, per trattenere così le immagini dei suoi cari in punti fermi e sicuri. E’ nella serenità famigliare che trova, dunque, la sua dimensione e una creatività sempre nuova.
Dovendo nuovamente allontanarsi da Beirut dopo l’esplosione del 2020 che ha messo a rischio la sua abitazione e la sua famiglia, ha trovato sulle colline di Santa Margherita Ligure il suo “buen retiro”. La tranquillità del suo meraviglioso giardino, con la vista sul Golfo del Tigullio, lo ha riportato all’arte, questa volta alla fotografia. La sua anima di artista è sollecitata dalla bellezza della natura che lo circonda, in essa ritrova qualcosa di comune alla sua terra. Chi nasce con il mare negli occhi ricerca per sempre l’infinito. E tutto questo diventa il protagonista della sua arte. Dapprima in digitale, a catturare i colori, i particolari, i volti. Ma lo studio continuo e la curiosità lo conduce a sperimentare nuove tecniche fotografiche portandolo ad una riscoperta dell’analogico con le moderne macchine a soffietto mono negativo, un negativo di grande formato che sarà la dimensione dell’opera finita. Quando parliamo di fotografia grande formato non stiamo più parlando di macchine fotografiche concepite per cogliere l’attimo o di macchine fotografiche da tenere in mano mentre camminiamo ma di attrezzature progettate per lo scatto di qualità assoluta, costruite per la ricerca della composizione perfetta, requisiti che richiedono pazienza, riflessione e metodo prima di premere l’otturatore. Ed a tutto questo Habib somma l’esperienza della pittura per creare immagini uniche per definizione, composizione e profondità.
L’uso della pellicola a fogli singoli, che andranno caricati uno ad uno ed esposti singolarmente, consente per ogni esposizione cambi di iso, di pellicola e del futuro trattamento in fase di sviluppo che Habib esegue personalmente nel suo laboratorio adibito a camera oscura dopo che, a Milano, ha seguito Giancarlo Vaiarelli, artista esperto nella stampa al platino, che lo ha affiancato nell’esecuzione spiegandogli alcuni procedimenti di questa difficile tecnica per arrivare una resa finale ottimale.
È la creazione dell’opera totale perché gli consente di seguire tutto il processo creativo: dall’inquadratura alla stampa a contatto e allo sviluppo definitivo, e tutto questo necessita di un lungo processo di esecuzione. Nella stampa a contatto la fotografia viene creata dal negativo posto direttamente sulla carta ed esposto alla luce del sole o degli ultravioletti senza intermediazioni. Le immagini così ottenute hanno quindi la stessa dimensione del negativo e saranno l’opera finale. La preparazione della stampa avviene su carta trattata col platino o col palladio che viene steso direttamente su di essa. Proprio l’utilizzo del platino consentirà alle stampe realizzate una durata nel tempo molto lunga, anche di secoli, non solo quindi superiore a quella delle stampe all’argento, ma paradossalmente anche a quella della carta su cui l’immagine è impressa. Ed è per questo che anche la scelta della carta diventa importante, deve essere di eccelsa qualità perché sarà lei, e non la stampa, a deteriorarsi.
Questo procedimento è monocromatico ed è in grado di restituire la più ampia gamma di toni con una grande ricchezza di sfumature, è estremamente efficace nel far emergere tutti i dettagli dell’immagine e la colorazione di quest’ultima varia a seconda del dosaggio dei sali metallici nell’emulsione fotosensibile permettendo all’artista di poter fare variazioni di toni. Nascono così suggestive opere in un raffinato bianco e nero, dense, sature, quasi materiche che portano lo spettatore in un mondo rarefatto e suggestivo. Il mondo di Habib: la terra, il mare, il cielo uguale al cielo che ha lasciato, la sua famiglia. Una storia di ritorni e di allontanamenti, una terra amata ma traditrice e una terra nuova dove poter respirare.