Abbiamo riaperto la stagione espositiva con una mostra collettiva pensata per sole artiste, per onorare la forza creatrice delle donne.
In un mese che vede l’ipocrita celebrazione dell’8 marzo e l’inizio della primavera con la Madre Terra, Gea, che si risveglia dando alla luce i germogli nascosti nel suo ventre durante l’inverno, vogliamo celebrare la forza generatrice della donna, in tutte le sue accezioni. E con forza generatrice intendiamo la forza creativa che è insita in noi.
Perché “La forza di Afrodite”? Perché Venere è la dea da sempre associata all’amore e alla bellezza, e l’amore reca in sé un vero e proprio potere di trasformazione, che è di fatto il vero potere dell’amore. Per questo viene definita la “dea alchemica“ ed è questa la sua forza. Forza che ognuna di noi ha dentro.
Nel libro “Le dee dentro la donna”, di Jean Bolen, si evidenzia come ogni donna rechi in sé gli archetipi delle sette dee: Persefone la figlia, Demetra la madre, Era la moglie: sono le dee “vulnerabili” che danno valore al rapporto con gli altri. Artemide, Atena ed Eschia: sono le dee “vergini”, indipendenti, autonome, bastano a sé stesse, che danno valore all’indipendenza dagli altri. E poi c’è Afrodite, la dea alchemica appunto, che, a differenza delle altre dee, mette al centro l’emozione e l’esperienza di trasformazione e non il rapporto con o da l’altro. E questo è un archetipo estremamente presente nella donna artista.
Le grandi religioni monoteiste hanno tolto ogni sacralità al principio femminile della donna che all’inizio dell’umanità era Dio, con il potere generatore di vita. Quando inizia l’era patriarcale la donna viene relegata all’inferiorità. Afrodite ci insegna il valore di noi stesse, l’autostima. Nasce già adulta dalla schiuma del mare generata dall’evirazione dei genitali di Urano da parte del figlio Saturno, che poi li lancia nell’acqua, e nascendo senza madre non ha un modello materno che la condiziona, da combattere e superare; ella vive quindi solo l’archetipo della donna. Non avendo vissuto i traumi infantili generati dalla figura materna, ama sé stessa e si riconosce il proprio valore. Si basta. Sceglie lei con chi accoppiarsi. Ma non per questo deve essere associata solo ala figura dell’amante, della donna frivola, volubile e seduttrice, di dubbia morale e tentatrice come questa società patricentrica l’ha sempre dipinta. Afrodite si esprime certamente nel rapporto amoroso, provare amore per qualcuno, certamente, ma anche per qualcosa o per ciò che si fa. È presente quando la creatività è incoraggiata, quando qualcosa di nuovo viene creato: un figlio, un’idea, un’opera d’arte e la cosa principale per lei non è il successo ma l’obiettivo, la scoperta, la nascita di qualcosa di nuovo.
Afrodite è ispiratrice del sogno, è la Musa. Quanti artisti hanno avuto una Musa? Tantissimi. Ma per le artiste? La trovano in sé stesse, è dentro di loro perché Afrodite si esprime proprio nel processo creativo. Ogni volta che coltiviamo un nostro talento con il quale esprimiamo noi stesse, stiamo agendo questo archetipo e il prodotto della creatività generato è come un figlio.
Per questo vogliamo celebrare in questa collettiva, il potere creativo della donna, dove il tema principale è proprio la forza generatrice insita in noi. L’accoglienza, la tenacia, la resilienza, la visione. Tutto questo siamo e lo dimostriamo ogni giorno. Ma quando è Afrodite, la dea alchemica, la dea dell’amore che crea e trasforma, a prendere il sopravvento, l’esigenza di realizzare qualcosa diventa prioritaria. Ogni donna ha questo archetipo dentro. E a maggior ragione le artiste, che, attingendo alla propria intimità profonda, generano, danno alla luce, il prodotto della propria interiorità.