In questa ultima ricerca formale Eleni Zafiropulos ripropone i suoi caratteristici “attaccapanni”, tratto identificativo dell’artista, che altro non sono che simulacri della figura umana, rivisitati e immersi in un colore che ha preso coraggio, rivelando l’amore per il blu intenso del mare delle isole greche e della Liguria dove adesso abita.
Si evolve, il colore, e porta con sé anche la figura che diventa più aperta all’esperienza. Gli “attaccapanni” si umanizzano in un lavoro più gestuale e veloce. Come tutte le sue opere vi è all’interno una tensione emotiva percepita attraverso la stratificazione della materia, che qui trova un equilibrio tra la rappresentazione formale e l’affiorare dell’emozione interiore di un’anima sensibile alla ricerca della propria autonomia. Autonomia che trova proprio attraverso la pittura, terapeutica e salvifica.
Ecco quindi che le figure emergono più sicure e forti. Quella che, solitaria, penetra in un blu profondissimo è la proiezione dell’artista stessa che va verso un colore poco “osato” prima; nei gruppi le figure sono in un rapporto di familiarità, non c’è più chiusura; la coppia è complice, immersa in un’atmosfera rarefatta. L’evoluzione della figura è compiuta, attraverso un percorso di ricerca cromatica e psicologica.