Si inaugura oggi nei suggestivi spazi della Cascina Luli, a Montaldo di Cerrina (AL), la personale di Nicola Oliveri. Sessanta disegni di piccolo e medio formato, che si armonizzano, si intersecano e si legano attraverso la sinuosa e conturbante eleganza di un semplice “filo”, rappresentano la ricerca artistica e stilistica di Nicola Oliveri, in mostra con “Un incontro intimo”. Il lavoro di Nicola si sviluppa soprattutto attraverso una ricerca concentrata sul segno grafico teso alla descrizione non solo iconografica della figura umana, ma altresì volto all’analisi di un’interiorità e di una tensione psicologica a essa sottesa. Questo accade soprattutto nei suoi ritratti che esprimono figure delicate, eteree, ma avvolte in un’inquietudine apparentemente indecifrabile. Di tutto il suo lavoro sono stati proprio questi volti a colpirmi maggiormente, forse per la forza iconica trasmessa attraverso la lievità del segno. Ed è proprio questo il tratto distintivo di Nicola e lui se ne serve per descrivere sguardi tormentati che fissano lo spettatore e lo portano a sé, coinvolgendolo nella loro afflizione. Questo segno diventa quindi una ragnatela di angoscia che avvolge i visi come un filo sottile, non solo metaforico, poiché lo utilizza come strumento analitico. Nicola riesce a rendere magistralmente le tensioni interiori attraverso il disegno raffinato ed elegante, i chiaroscuri sfumati, gli interventi a olio trasparenti come acquerelli. Irretisce lo spettatore in un gioco ambiguo fatto di apparente, giocosa serenità. Quando lo sguardo si fa più attento è oramai ipnotizzato da quei visi indecifrabili finché non viene pervaso anch’esso dal turbamento. Il segno è il filo conduttore che afferra per mano lo spettatore e lo conduce attraverso tutto il suo lavoro, talvolta disorientandolo. Ai ritratti di cui si è detto, affianca figure antropomorfe che il tratto vibrante rende vive, facendole emergere dal foglio e liberandole dal loro stato di quiete. Perché tracciare una linea è anche rappresentare visivamente un ragionamento astratto, filosofico, che qui si fa volume, abbandonando il solo profilo esterno dei corpi, per penetrare al loro interno e farli vibrare in una tensione e in uno spasmo anelante quella libertà che il segno stesso gli nega. E’ una ricerca continua, quella di Nicola, che trova in essa la vera ragione della sua arte. Ogni tanto abbandona l’introspezione per rappresentare insetti, pesci, fiori in disegni che ricordano le tavole naturalistiche del ‘500. Ma anche in questo caso non è semplicemente un esercizio di stile. E’ l’attenzi0ne alla forma in sé, alla struttura del soggetto che viene evidenziata rappresentandolo anche nelle sue parti più nascoste, quelle che a occhio nudo sfuggono. Qui il segno diventa puro, esplicito, senza alcuna sovrastruttura psicologica. Un linguaggio alternativo capace di arrivare all’essenza delle cose.

Barbara Cella