Redazionale per la rivista d’arte SATURA – 4° trimestre 2010
Lucia Pasini vive e lavora in una bellissima casa sulle alture alle porte di Genova e il suo studio con grandi vetrate è immerso nella luce e nel verde di queste colline. Sarà forse per tutta questa luce che vi entra e per i colori vividi che la circondano che Lucia riesce ad essere così precisa e sensibile verso cromatismi pittorici vividi e decisi che riesce a trasporre sulla tela facendoli diventare protagonisti assoluti dei suoi quadri e che sono ormai un suo tratto distintivo. I suoi inizi sono figurativi. Studia per lunghi anni con Vito Stragapede dove, imparando ad entrare nel soggetto ne libera sia l’immagine che il rapporto tra segno e luminosità. Ma và anche verso la scultura con Alda D’Alessio e Lorenzo Garaventa. Ed è questo il background dal quale attingerà quando il suo percorso si evolverà verso l’astrattismo e l’informale materico, perché i suoi quadri nascono comunque sempre da un frammento di realtà, che può essere lo scorcio di un paesaggio o di un corpo come un pezzetto di giornale o di un anonimo biglietto, da lei poi elaborati e sviluppati in soluzioni pittoriche e visive inaspettate. Il figurativo degli esordi viene presto superato dallo studio dei lavori di Klee e da lì passa alla scomposizione della realtà evidenziata negli acquerelli dei primi anni novanta dove il paesaggio figurativo esiste sempre ma viene destrutturato con scelte espressive nette e precise. Il passaggio successivo, infatti, la vede approdare allo studio del cubismo, Picasso in particolare, con opere come i capitelli blu del 1997, dove è ancora individuabile la realtà iniziale ma che sono la decisa partenza verso l’astrattismo successivo che diverrà la sua cifra stilistica predominante. Da lì i suoi quadri diventano sempre più informali dove, però, l’attento accostamento delle cromie è sempre molto ben bilanciato grazie alla sua naturale sensibilità e attenzione per le geometrie. Essa destruttura la realtà nascondendola nel colore e la scioglie in un gesto deciso sulla tela. La sua continua ricerca la porta ad affrontare anche collage nei quali introduce materie diverse come veline o carta di giornali e riviste e da lì parte per introdurre in seguito sabbia, gessi, colate di cera, come se sentisse il bisogno di tornare alla tridimensionalità della scultura dalla quale aveva iniziato il suo percorso e volesse fondere insieme pittura e materia. I suoi quadri diventano sempre più plastici e i colori decisi si fanno tattili accompagnandosi agli elementi naturali. Nei lavori dell’ultimo periodo, invece, ha voluto sperimentare un percorso inverso: dove prima aggiungeva materia e colore oggi riesce, lavorando comunque con un elemento ancestralmente materico come le terre, a togliere volume, a sottrarre spessore diluendole talmente da sembrare acquerelli come volesse tornare alla disciplina degli esordi ma riuscendo, adesso a rendere sulla tela la forza sottesa della materia viva. Questa c’è, esiste ancora ma Lucia la trasforma in una sostanza completamente diversa che le permette di trascendere dall’elemento primario per approdare al mondo delle sensazioni e dell’interiorità. Nascono così i suoi colori lievi di oggi, cromaticamente equilibrati ma al contempo forti di un’azione che non perde di efficacia perché li pone sicuri protagonisti del quadro, sospesi nel nulla della tela bianca che li imprigiona e li esalta. La sua arte è ora puro gesto che non è più violento imporsi ma si è acquietato nella consapevolezza dell’essere, dell’esistere come forma pura. E l’ultimissima ricerca la porta a cambiare ancora per sperimentare un ritorno alla scultura con un’installazione nella rassegna “Probabili Indizi” per Satura che vede lievi aste di plexiglass farsi piedistalli per reggere la forza evocativa del semplice foglio cartaceo vergato con parole estremamente drammatiche perché legate a crimini e omicidi. E qui la sua forza sta nel ribaltare nuovamente la realtà facendo la materia leggerissima, quasi eterea, e contrapponendola all’apparente levità della carta che in realtà reca incise pesantissime parole.