La prima mostra personale della stagione sarà dedicata all’importante artista Puija durante la sua lunga e articolata carriera è stato scultore, scenografo e orafo. In galleria saranno esposti diversi piccoli bronzi provenienti dalla Fondazione Pujia e da collezioni private, una serie di bozzetti e di incisioni e alcuni gioielli in argento.

Il legame con il territorio ligure si concretizza con la collaborazione con il comune di Manarola che gli commissiona la statua della Donna dell’uva situata oggi nel parco pubblico. La statua è un bronzo di 165cm datato 1971 comprato dal Comune di Riomaggiore negli anni ‘80. In galleria sarà presente una piccola copia della statua.

Questa mostra prelude ad una grande retrospettiva dell’artista al Palacio Libertad di Buenos Aires, importante centro culturale con spazi per mostre d’arte.

Nel 2026 sono previste mostre sia a Parigi, dove ha a lungo lavorato, che a Roma.

 

Con il patrocinio del Consolato Generale Argentino.

 

Antonio Pujia nasce a Polia, in Calabria, il 11 giugno del 1929, e all’età di 6 anni si trasferisce con la famiglia in Argentina. Nel suo paese d’adozione ha percorso tutte le fasi della formazione accademica ottenendo il titolo di Professore Nazionale di disegno della Scuola Nazionale delle Belle Arti Prilidiano Pueyrredon e di Professore di scultura nella Scuola Superiore di Belle Arti Ernesto de la Carcova.

Nel 1956 vince il concorso per dirigere lo studio di scultura scenica del Teatro Colón, posizione che manterrà fino al 1970.

Scultore, scenografo e orafo, nel 1959 vince il Gran Premio alla Sala Municipale Manuel Belgrano e l’anno successivo il Gran Premio d’onore alla Sala Nazionale delle Arti Plastiche.

Si è formato con i maestri Alberto Lagos, Troiano Troiani, Alfredo Bigatti, José Fioravanti e Rogelio Yrurtia, tra gli altri. Con loro acquisisce un mestiere e un’immagine improntata al modernismo classico di Auguste Rodin e Antoine Bourdelle, tra i riferimenti europei.

Vincendo la Biennale Alberto Lagos nel 1961 e il Premio “Augusto Palanza” nel 1964, ottiene fin da giovanissimo i premi più importanti del Paese e nel 1965, tiene la sua prima mostra personale alla Witcomb Gallery.

La scultura di Pujia, lontana dal linguaggio delle avanguardie degli anni Sessanta, si nutre di una figurazione classica derivata dalla letteratura e dal teatro. Insieme alle tradizionali sculture, l’artista ha realizzato rilievi e scene scultoree. Sia nelle grandi dimensioni o nelle piccole incisioni a cera persa, il suo stile è caratterizzato dalla narrazione. Attraverso l’influenza della musica e della letteratura, che nutrono la sua immaginazione, Pujia si è rivolto alla figura umana, in particolare al nudo femminile, alla danzatrice classica o alle figure mitologiche, che esprimono armonia e valori plastici di sintesi moderna. Dobbiamo sottolineare Il suo successo nell’oreficeria in oro e argento, un modo per estendere la scultura a un pubblico più ampio

Negli anni ’70 realizza una serie che definisce il suo impegno umanistico e la sua qualità espressiva: Biafra. Facendo riferimento alla devastazione del paese africano, in particolare alla sofferenza dei bambini, Pujia sviluppò i “nudi tragici” che scioccarono il pubblico dell’epoca per il loro crudo espressionismo e attualità.

Due anni dopo, con la serie Martín Fierro riprende il filone drammatico con l’aiuto di uno dei racconti fondativi della letteratura argentina.

Negli anni ’80 e ’90 si concentra sui sentimenti umani e realizza mostre dedicate alla musica e fondamentalmente alla coppia, alla famiglia e alle donne.

Nel 2000 spicca la mostra “Omaggio alle Donne”, esposizione con più di 100 opere nel Museo Sivori che ancora oggi detiene il primato storico di pubblico.

Nel corso della sua lunga carriera, ha ricevuto numerosi premi, tra cui Cittadino Illustre della Città di Buenos Aires e Cavaliere dell’Ordine d’Italia. Fondamentale è stata la sua attività di insegnante, sia nel suo laboratorio che in diversi ambienti, come scuole e università: oggi la sua vita e la sua opera sono studiate nei licei e nelle università d’arte. Lavorò incessantemente dagli anni Cinquanta fino al 2018, anno della sua morte.

 

Antonio Pujia lascia dietro di sé un’enorme collezione storica, sia in termini di quantità che di qualità del suo lavoro. L’importante lavoro della sua famiglia nella conservazione e catalogazione delle sue opere permette oggi di apprezzarle in diversi luoghi del mondo, come appunto a Manarola con la sua bellissima opera “La donna dell’uva”.

L’archivio Pujia comprende collezioni complete come Biafra, Martin Fierro o Modigliani, opere originali, calchi, foto, video, manifesti, cataloghi, libri, riviste e altro. Mostre postume si sono tenute al museo Carnacini di Buenos Aires, la galleria Rossini a Milano e nel museo Boesch di Le Baule (Francia).

Oggi Pujia è studiato e ammirato da docenti, studenti e giornalisti che organizzano mostre e manifestazioni diverse durante l’anno, soprattutto in occasione del suo compleanno.

 

Periodo della mostra:
Dal 3 al 18 maggio

Orari:
mercoledì 15,30-19 e da giovedì a domenica 10,30-13; 15,30-19