Dall’I.M.F.I., Istituto per le materie e forme inconsapevoli, fondato nel 1988 presso l’ex Ospedale Psichiatrico di Quarto, sulla scia dell’interesse suscitato dal Laboratorio di ArteTerapia attivato da Claudio Costa in consonanza con gli intenti del direttore, lo psichiatra Antonio Slavich, nasceva quattro anni più tardi il “Museo attivo delle forme inconsapevoli”. A differenza di altre fondamentali esperienze nel campo – come il Museu de imagens do inconsciente creato nel 1946 a Rio de Janeiro da Nise de Silveira e il lavoro svolto a partire dagli anni ’50 da Leo Navratil presso la Clinica per malattie nervose Maria Gugging di Klosterneuburg – l’idea portante del Museo si basava “sul presupposto che l’arte può vivere la sua libera avventura nel mondo, al di fuori di schemi precostituiti o di classificazioni definite e che esiste come supporto creativo per una rinnovata socializzazione”. L’ordinamento affiancava perciò, senza distinzione, le opere degli artisti affermati a quelle elaborate dai pazienti artisti nell’ambito dell’Atelier interno alla struttura, scelta che non mancò all’epoca di sollevare vibranti polemiche. Il Museo venne chiamato “attivo” perché si poneva “oltre che come Centro pilota per la raccolta di opere difficilmente visibili provenienti da ateliers di Tecniche espressive italiani, stranieri ed interni al Presidio di Quarto, come spazio aperto per assemblee, convegni, incontri sulle funzioni riabilitative della creatività … come luogo di feconda invenzione, in grado di veicolare idee atte a spezzare la sorda parete del silenzio che spesso si crea attorno alle disabilità mentali”. All’impegno assunto allora sotto l’impulso di Claudio Costa e dei cofondatori, il Museo attivo e l’I.M.F.I. hanno tenuto fede promuovendo, nel tempo, laboratori di pittura e disegno, ceramica, incisione, acquarello e danza (ora aperti a persone con disagio e a partecipanti esterni), convegni (da “Luoghi, percorsi e voci. La creatività nell’espressione terapeutica” del 1993 al recente “Totem e Tabù”, 2015), ospitando manifestazioni teatrali (fra le più recenti il progetto “Case Matte. Un viaggio attraverso gli ex-manicomi italiani” di Teatro periferico in collaborazione con Chille de la Balanza, legato a sua volta a La Tinaia di San Salvi), pubblicando volumi di poesie raccolte fra le carte degli ospiti della Residenza protetta (“Parola smarrita, parola ritrovata…”, a cura del Gruppo per la poesia del Coordinamento Riabilitazione USL 3), collaborando con il circolo cinematografico Lamaca gioconda e la Compagnia de La Zanzottereide alla produzione di “Uargh”, film di Maria Lodovica Marini dedicato ad Antonio Slavich. Fra i risultati di maggior rilievo va segnalata la scoperta e la diffusione dell’opera di Davide Mansueto Raggio, a lungo ospite dell’O.P. di Quarto, autore di straordinaria forza inventiva. Durante i venticinque anni della sua esistenza il Museo attivo è stato animato e accompagnato da artisti di generazioni diverse, in prevalenza – per ovvie ragioni logistiche – attivi sul territorio, impegnati nei laboratori o presenti con mostre, performances, interventi e significative donazioni. Al loro essenziale apporto la mostra, realizzata nel quadro delle iniziative del Coordinamento Quarto Pianeta, vuole rendere omaggio, presentando una scelta di lavori prestati o creati per l’occasione che testimonia la qualità delle collaborazioni instaurate e, di riflesso, l’importanza del patrimonio museale custodito a Quarto. Si ringraziano per l’ospitalità Palazzo Ducale – Fondazione per la Cultura e per la collaborazione l’Accademia Ligustica di Belle Arti, l’Archivio Claudio Costa, l’Associazione Centro Sociale Quarto e il Conservatorio Niccolò Paganini.