Lucia Pasini e Virginia Cafiero sono due artiste liguri di differente formazione ma con un sentire univoco nei confronti dell’essenza dell’arte intesa come espressione di un’interiorità bisognosa di liberare emozioni e sentimenti e nei confronti della quale ambedue si misurano con una ricerca e un’evoluzione costante soprattutto nei confronti del mezzo usato che è la materia fornita in entrambi i casi dalla natura, fonte ispiratrice primaria. Esse solo formalmente esprimono una certa diversità la quale si stempera guardando i loro lavori che si integrano e si compensano nella resa visiva di una materia trattata in maniera del tutto differente: resa liquida nelle terre lavorate di Pasini, ritrasformata nelle vesti cartacee di Cafiero. Immaginano un percorso, un viaggio dello spirito che, partendo dai paesaggi informali di Lucia arriva a quell’Oriente idealizzato come luogo della mente dove tutto si fonde per poi rinascere a nuove forme reso tangibile nei Kimono di Virginia. Lucia Pasini Il percorso artistico di Lucia Pasini si è evoluto nel corso degli anni verso un astrattismo puro ed essenziale. Essa fa parte di quella, per fortuna nutrita, schiera di artisti che non si fossilizzano su un unico modulo pittorico portandolo avanti nel tempo senza soluzione di continuità, ma fanno della ricerca e della sperimentazione un’esigenza primaria. Perché l’essere umano cambia nel corso degli anni, si evolve, matura, non rimane mai lo stesso dell’attimo appena trascorso; “panta rei”, tutto scorre e così Lucia, dagli esordi ad oggi, ha compiuto un costante percorso evolutivo che ha accompagnato con una ricerca pittorica persistente. Avendo studiato anche scultura parte dal figurativo quasi tridimensionale degli esordi per passare poi ad un astrattismo materico dove i colori decisi diventano tattili accompagnandosi a colate di cera e grumi di gesso. In questi ultimi lavori ha voluto sperimentare un percorso inverso: dove prima aggiungeva materia e colore oggi riesce, lavorando comunque con un elemento ancestralmente materico come le terre, a togliere volume, a sottrarre spessore diluendole talmente da sembrare acquarelli ma sempre con la forza sottesa della materia viva. Questa c’è, esiste ancora ma Lucia la trasforma in una sostanza completamente diversa che le permette di trascendere dall’elemento primario per approdare al mondo delle sensazioni e dell’interiorità. Nascono così i suoi colori lievi, cromaticamente equilibrati ma al contempo forti di una azione che non perde di efficacia perché li pone sicuri protagonisti del quadro, sospesi nel nulla della tela bianca che li imprigiona e li esalta. La sua arte è ora puro gesto che non è più violento imporsi ma si è acquietato nella consapevolezza dell’essere, dell’esistere come forma pura. Virginia Cafiero La sperimentazione di Virginia Cafiero verso l’utilizzo di materiale naturale nell’arte parte da un lavoro artigianale di rara maestria e pazienza che la vede creare le sue famose carte facendo macerare la cellulosa con gli elementi naturali più consoni all’idea a cui vuol dare vita: prevalentemente fiori, fili e minerali. La sua arte nasce già lì, nelle vasche e nei telai che utilizza per sciogliere e ricreare nuova materia da utilizzare nelle composizioni che diventano poesia lieve nelle sue mani. E ancora prima nella ricerca dei fiori dalla giusta colorazione che le servono per ottenere la resa cromatica perfetta: i suoi lavori ci ingannano sembrando delicati acquerelli mentre è tutto materico e i soli colori che usa sono quelli resi dalla natura. Ma non si accontenta di creare solo le carte che già sono opere d’arte, come tutti gli artisti eclettici continua nella sua ricerca utilizzandole per dar vita a racconti visivi: nascono così strumenti musicali con gli spartiti a far da sfondo, uno sciame di acciughe reso con le foglie degli iris, i libri d’artista con le carte sovrapposte. Per il lavoro sui Kimono ha utilizzato prevalentemente fiori di buganvillea, di liquerizia, ginestre, rose, orchidee andando a creare fogli che già da soli parlano della poeticità della sua arte. Li ha poi affiancati alle carte del tè in un gioco che diventa tattile e olfattivo trascendendo la natura stessa della veste per diventare l’idealizzazione di un sogno. Montati su seta richiamano quella cultura lontana che tanto affascina Virginia con la sua storia misteriosa ma anche con la sua arte e che la porta a viaggiare con la mente in quei paesi così distanti.